Imposta di soggiorno: chi la paga, quando e come
Data di pubblicazione: 10.12.2025
Ultimo aggiornamento: 10.12.2025
Per chi viaggia o gestisce una struttura ricettiva in Italia, conoscere l’imposta di soggiorno è ormai indispensabile. Le norme cambiano da Comune a Comune e capire chi deve pagare l’imposta di soggiorno, quando e come può fare la differenza tra una procedura corretta e un errore costoso.
Reintrodotta in Italia dal 2011, la tassa di soggiorno sostiene servizi pubblici, turismo e patrimonio culturale. Tuttavia, richiede agli host una gestione attenta e puntuale.
In questa guida troverai una panoramica chiara e aggiornata su importi, esenzioni, adempimenti e obblighi del gestore della struttura. Dai pagamenti online alle tasse, ti spiegheremo anche cosa deve fare un host per gestire correttamente la tassa di soggiorno.
TABLE DES MATIÈRES
- Cos’è l’imposta di soggiorno
- Imposta di soggiorno: chi la paga e chi è esente
- Costo e durata dell’imposta di soggiorno
- Dove si paga la tassa di soggiorno: esempi 2025
- Imposta di soggiorno: come pagano gli ospiti e cosa devono fare gli host
- Dichiarazione annuale dell’imposta di soggiorno: cosa sapere
- Fatturazione e trattamento IVA per l’imposta di soggiorno
- Norme per le piattaforme e gli affitti a breve termine
- Sanzioni e controlli sulle imposte di soggiorno
- Imposta di soggiorno vs Contributo di Accesso a Venezia
- Come gestire al meglio l’imposta di soggiorno
- Casi particolari delle imposte di soggiorno
- Conclusioni
Cos’è l’imposta di soggiorno
L’imposta di soggiorno è un tributo locale previsto dal decreto sul federalismo fiscale (legge n. 42/2009). Conosciuta anche come tassa di soggiorno, viene applicata dai Comuni per finanziare turismo, cultura, sostenibilità e servizi pubblici. Il gettito della tassa di soggiorno contribuisce infatti al miglioramento dell’esperienza turistica e dei servizi urbani.
La sua prima applicazione risale al decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, che autorizzò la città di Roma a introdurre una tassa specifica per i visitatori. La normativa venne poi estesa a livello nazionale con il decreto legislativo 14 marzo 2011 n. 23.
Ogni amministrazione può istituire la tassa di soggiorno, stabilendo importi e modalità di riscossione per strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere. La tassa non è però parte del prezzo della camera.
Chi gestisce una struttura deve riscuotere l’importo dovuto, registrarlo, conservarne la documentazione e versarlo secondo le modalità previste. La mancata conformità può comportare sanzioni, verifiche e richieste di integrazione da parte del Comune o della Guardia di Finanza.
Imposta di soggiorno: chi la paga e chi è esente
In generale, l’imposta è dovuta da tutti gli ospiti che pernottano in strutture alberghiere ed extralberghiere del Comune. Tuttavia, molti regolamenti comunali prevedono specifiche esenzioni della tassa di soggiorno, pensate per tutelare determinate categorie di viaggiatori.
Le categorie esenti dall’imposta di soggiorno più comuni includono:
- Minori entro una fascia d’età stabilita dal Comune.
- Accompagnatori di persone ricoverate in strutture sanitarie.
- Persone con disabilità e relativo accompagnatore.
- Forze dell’ordine in servizio.
- Soggiorni prolungati oltre un certo numero di notti.
- Autisti e accompagnatori turistici.
Ogni esenzione richiede una documentazione valida che il gestore deve verificare e conservare con attenzione. Questo per evitare contestazioni future e garantire la corretta applicazione del regolamento comunale.
Costo e durata dell’imposta di soggiorno
I costi dell’imposta di soggiorno cambiano in base al Comune, alla tipologia di struttura e alla categoria della camera. Inoltre, l’importo della tassa di soggiorno è stabilito dai comuni che, secondo la legge, hanno il potere di introdurla, come i capoluoghi di provincia, i comuni classificati come località turistiche o le città d’arte.
L’imposta di soggiorno si applica per persona e per notte, ma con un numero massimo di notti imponibili. In molte destinazioni italiane, il limite di giorni in cui la tassa è dovuta si aggira intorno alle 5-14 notti consecutive.
Anche l’importo dell’imposta di soggiorno può variare molto. A Roma, ad esempio, può essere più elevata rispetto alla tassa di soggiorno a Milano o Firenze. La tassa di soggiorno a Venezia ha regole specifiche, spesso collegate alla categoria della struttura e alla stagione.
Per sapere il costo e per quanti giorni si applica l’imposta, è necessario consultare sempre le tabelle ufficiali del Comune. Le amministrazioni aggiornano gli importi periodicamente, adeguandoli a esigenze di bilancio e investimenti legati al turismo.
Dove si paga la tassa di soggiorno: esempi 2025
Ecco alcuni esempi concreti delle tariffe dell’imposta di soggiorno nelle principali città italiane nel 2025.
Imposta di soggiorno a Roma
Secondo l’Osservatorio sulla Tassa di Soggiorno di JFC, nel 2024 Roma ha registrato un incasso di 292 milioni di euro grazie all’imposta di soggiorno (+61,2%).
Nel 2025, la tassa di soggiorno a Roma va da 3€ a 10€ per persona a notte, a seconda della categoria della struttura.
In particolare, ecco come varia l’imposta di soggiorno a Roma:
- Hotel: Da 4€ nelle strutture a 1 stella fino a 10€ negli hotel a 5 stelle.
- Affittacamere: Da 5€ a 7€ al giorno per persona.
- Case vacanze: Da 5€ a 6€.
- B&B, agriturismi e alloggi turistici: 6€ a notte.
- Ostelli: 3,50€.
- Campeggi e aree attrezzate: 3€ a persona.
La tassa viene applicata per un massimo di 10 notti consecutive.
Imposta di soggiorno a Milano
A Milano l’imposta di soggiorno viene applicata per massimo 14 notti.
Le seguenti tariffe sono usate per le diverse strutture:
- Hotel: Da 3,50€ nelle strutture a 1 stella a 7€ nelle categorie a 4 e 5 stelle.
- Residenze turistico-alberghiere: Da 3,50€ a 6,30€.
- Affittacamere, B&B, case vacanza e locande: 6,30€ a notte.
- Ostelli e campeggi: 3,50€.
Secondo la ricerca sull’imposta di soggiorno della JFC, nel 2024 Milano ha incassato circa 76,5 milioni di euro, registrando una crescita del +23,2% rispetto al 2023.
È previsto un aumento delle tariffe di soggiorno a Milano dal 1º gennaio 2026, in vista delle Olimpiadi invernali. Le tariffe passeranno da 10 € a notte per gli hotel 4-5 stelle a 4 € per gli hotel 1 stella. L’imposta di soggiorno cambierà anche per le strutture extralberghiere: 9,50 € a notte per B&B, locazioni brevi e case vacanza, 7 € per le case per ferie e 3 € per gli ostelli.
Imposta di soggiorno a Venezia
A Venezia l’imposta di soggiorno copre i primi 5 pernottamenti consecutivi per i non residenti. La tassa di soggiorno in Venezia varia in base alla zona (centro storico, Lido e terraferma) e al periodo dell’anno.
In base alla tipologia di struttura, le tariffe applicate a Venezia sono:
- Hotel: In alta stagione gli hotel applicano tariffe tra 0,70€ e 5€ a notte, che scendono a 0,50-3,50€ in bassa stagione.
- B&B: Tra 1,40€ e 5€ nei mesi di maggiore afflusso, mentre in bassa stagione il contributo va da 1€ a 3,50€.
- Campeggi: 0,10-0,50€ in alta stagione e fino a 0,30€ nei periodi di minor domanda.
- Locazioni turistiche: 3-5€ in alta stagione e 2,10-3,50€ in bassa stagione.
Quanto ai ricavi, nel 2024 Venezia ha superato i 39 milioni di euro di introiti, in crescita rispetto all’anno precedente.
Trova la soluzione di pagamento ideale per la tua attività
Approfitta del 10% di sconto sul tuo primo ordine compilando il modulo qui sotto!
Imposta di soggiorno: come pagano gli ospiti e cosa devono fare gli host
Gli ospiti pagano l’imposta di soggiorno direttamente alla struttura, in genere al check-in o al check-out. Il contributo può essere saldato in contanti oppure tramite carta o POS.
L’imposta di soggiorno deve comparire sempre come voce separata su fattura o ricevuta. L’importo riscosso per conto del Comune deve poi essere dichiarato e versato dal gestore entro le scadenze previste.
La maggior parte dei Comuni mette a disposizione degli host un portale dedicato.
Alcuni dei principali portali comunali per l’imposta di soggiorno sono:
- SoggiorniAmo per Milano;
- Tourist Tax per Venezia;
- GECOS per Roma.
Per quanto riguarda le modalità di pagamento, le più diffuse sono il bonifico bancario o PagoPA, il sistema nazionale che permette di pagare online l’imposta di soggiorno dovuta.
Se il Comune non offre piattaforme di pagamento integrate, il versamento deve essere effettuato direttamente presso la tesoreria comunale. Per questo motivo è fondamentale che ogni host consulti regolamento e scadenze del proprio Comune, evitando ritardi o errori.
Dichiarazione annuale dell’imposta di soggiorno: cosa sapere
Il Decreto Rilancio (Decreto-Legge 34/2020) ha introdotto l’obbligo di dichiarazione annuale dell’imposta di soggiorno al MEF.
Tutti gestori e gli intermediari che raccolgono i pagamenti devono inviare la comunicazione entro il 30 giugno di ogni anno, riportando i seguenti dati relativi all’anno precedente:
- Numero dei pernottamenti;
- Imposta riscossa;
- Importi versati al Comune;
- Altre informazioni richieste dall’Agenzia delle Entrate.
La trasmissione può essere effettuata tramite un intermediario abilitato (come commercialista, CAF o associazione di categoria) o in autonomia, accedendo al sito dell’Agenzia delle Entrate con SPID, CIE o CNS.
La mancata presentazione, l’invio tardivo o la compilazione errata possono comportare sanzioni amministrative.
Fatturazione e trattamento IVA per l’imposta di soggiorno
L’imposta di soggiorno deve essere sempre indicata in modo separato sui documenti fiscali, perché non rientra nella base imponibile IVA. Questo importo, infatti, viene semplicemente riscosso dal gestore per conto del Comune e non costituisce quindi un’entrata propria dell’attività.
Nella fattura elettronica è quindi essenziale usare il codice “N1 – escluso IVA”. Anche su ricevute e documenti non fiscalmente rilevanti, la tassa deve comparire come voce autonoma.
Questa distinzione permette di evitare errori nei controlli fiscali e facilita eventuali verifiche da parte dell’ente locale. Inoltre, garantisce una separazione chiara tra i corrispettivi imponibili dell’attività e le somme riscosse esclusivamente come tributo comunale.
Norme per le piattaforme e gli affitti a breve termine
Alcune piattaforme digitali possono riscuotere e versare l’imposta di soggiorno al posto degli host. Se vuoi diventare host su Airbnb, è importante sapere che dal 1° gennaio 2024 la piattaforma deve raccogliere l’imposta di soggiorno per le locazioni brevi fino a 30 giorni, ma solo nei Comuni registrati nel portale dedicato.
Quando Airbnb riscuote la tassa, l’importo viene trattenuto automaticamente al momento della prenotazione. Successivamente viene versato al Comune, sollevando l’host dagli adempimenti operativi e riducendo il rischio di errori o ritardi nei pagamenti.
Se invece la città non aderisce al sistema, oppure se la piattaforma utilizzata non prevede la raccolta automatica, la responsabilità rimane interamente al gestore. Questo deve calcolare l’imposta, richiederla agli ospiti e versarla secondo le scadenze previste dal regolamento comunale.
Sanzioni e controlli sulle imposte di soggiorno
I controlli sulle imposte di soggiorno possono essere effettuati dal Comune e dalla Guardia di Finanza, che verificano registri, ricevute e riepiloghi dei pernottamenti. Per evitare contestazioni è fondamentale mantenere documentazione completa e aggiornata, anche in caso di importi già versati.
Le irregolarità nella gestione dell’imposta di soggiorno possono riguardare:
- La mancata riscossione;
- L’omessa o infedele dichiarazione;
- Il ritardato versamento.
Le sanzioni amministrative variano a seconda della violazione: per omissione o falsità della dichiarazione annuale la multa va dal 100% al 200% dell’imposta dovuta (art. 4, comma 1-ter, D.Lgs. 23/2011). Per il ritardato, omesso o parziale versamento, invece, si applica di norma una sanzione del 25% (Decreto Legislativo 87/2024).
Quando l’imposta è stata regolarmente versata ma non dichiarata, la sanzione può essere ridotta fino a un quarto dell’importo (art. 7, comma 4, del D.lgs. 472/1997). La riduzione non è però automatica. L’autorità competente valuta la gravità della violazione e il comportamento del contribuente per determinare l’entità della sanzione.
Imposta di soggiorno vs Contributo di Accesso a Venezia
Il Contributo di Accesso è un tributo distinto dall’imposta di soggiorno e riguarda esclusivamente i visitatori giornalieri nella città di Venezia. La tassa è stata applicata in via sperimentale dal 18 aprile al 27 luglio 2025. Il contributo verrà proseguito nel 2026.
Gli importi previsti sono:
- 5€ al giorno se il contributo viene pagato entro quattro giorni prima della visita.
- 10 € al giorno per i pagamenti nei quattro giorni precedenti l’accesso o il giorno stesso.
Chi soggiorna in una struttura ricettiva e paga la tassa di soggiorno è di norma esente dal Contributo di Accesso. Questa distinzione aiuta a evitare doppi pagamenti e a semplificare i controlli.
Come gestire al meglio l’imposta di soggiorno
Una buona organizzazione interna rende la gestione dell’imposta di soggiorno semplice, trasparente e sempre in regola.
Ecco alcuni consigli pratici per gestire la tassa di soggiorno:
- Abilita pagamenti con carta e contactless dedicati alla tassa, impostando l’hotel POS in modo che possa incassare l’imposta separatamente dagli altri pagamenti.
- Inserisci una voce specifica negli scontrini e negli e-receipt, così l’ospite vede chiaramente l’importo dovuto e la contabilità resta ordinata.
- Riconcilia gli importi della tassa a parte rispetto agli altri incassi, per facilitare i versamenti periodici e prevenire discrepanze nei controlli.
- Mantieni report giornalieri e mensili facilmente esportabili, utili sia per la gestione interna sia per le dichiarazioni comunali e le verifiche del MEF.
- Forma il personale su aliquote, esenzioni e corretto rilascio delle ricevute, per evitare errori al front office e garantire un’informazione coerente agli ospiti.
Queste buone pratiche riducono gli errori, velocizzano le operazioni e rendono molto più agevole la gestione degli obblighi verso Comune e MEF.
Casi particolari delle imposte di soggiorno
Alcune situazioni richiedono particolare attenzione per applicare correttamente l’imposta di soggiorno.
Tra i casi più specifici delle tariffe di soggiorno troviamo:
- Day-use rooms: Le regole variano da Comune a Comune e vanno verificate con precisione, perché alcuni territori applicano l’imposta anche per soste di poche ore.
- Soggiorni lunghi: Possono prevedere aliquote ridotte o esenzioni dopo un certo numero di notti, soprattutto per chi si ferma per motivi di lavoro o studio.
- Categorie esenti o speciali: Studenti, caregiver, persone in trasferimento temporaneo e altre casistiche richiedono controlli accurati sulla documentazione presentata dagli ospiti.
- Prenotazioni aziendali: Possono necessitare di dichiarazioni o procedure ad hoc, soprattutto quando il pagamento avviene tramite azienda o intermediario.
- Gruppi organizzati: Spesso serve una procedura dedicata per raccogliere in modo corretto i dati di tutti i partecipanti e calcolare l’imposta complessiva.
Gestire correttamente questi particolari riduce il rischio di contestazioni e garantisce piena conformità amministrativa.
Conclusioni
Gestire correttamente l’imposta di soggiorno è fondamentale per ogni host che vuole lavorare in serenità.
Procedure chiare, registri aggiornati e attenzione ai casi particolari ti aiutano a evitare sanzioni e a mantenere tutto sotto controllo. Dedicare pochi minuti alla conformità rende il tuo servizio più professionale, trasparente e rafforza la fiducia dei tuoi ospiti.
Domande frequenti
Chi deve pagare la tassa di soggiorno?
La tassa di soggiorno è pagata da ogni ospite che pernotta in una struttura ricettiva nel Comune che la applica, salvo categorie esenti.
Chi è esente dal pagare la tassa di soggiorno?
Dipende dal regolamento comunale, ma in genere sono esenti: minori, persone con disabilità e caregiver, forze dell’ordine in servizio, studenti o lavoratori temporanei.
Come deve essere pagata la tassa di soggiorno?
Gli ospiti pagano l’imposta di soggiorno direttamente in loco, al check-in o al check-out, con il metodo accettato dalla struttura (contanti, carta o contactless).L’importo viene riscosso dal gestore e successivamente versato al Comune.
Chi controlla la tassa di soggiorno?
I controlli possono essere effettuati dal Comune, dalla Polizia Locale e, nei casi più complessi, dalla Guardia di Finanza.
Cosa succede se un turista non paga la tassa di soggiorno?
Se il turista non paga, l’host deve sollecitare e tentare la riscossione dell’imposta. Il gestore è responsabile del versamento all’ente locale, ma il turista rimane formalmente il debitore della tassa.
Come riscuotere la tassa di soggiorno?
L’host deve informare l’ospite, incassare l’importo, rilasciare la ricevuta non fiscale, registrare gli incassi e versare quanto dovuto al Comune nei tempi stabiliti.




