Margine di profitto medio in Italia: Una panoramica completa
Data di pubblicazione: 18.08.2025
Ultimo aggiornamento: 18.08.2025
Conoscere il margine di profitto della propria attività significa capire quanto denaro rimane effettivamente in azienda dopo aver coperto tutti i costi.
Ogni settore ha le sue peculiarità: un ristorante affronta dinamiche completamente diverse da uno studio professionale, così come una farmacia opera con logiche differenti rispetto a un’azienda di software.
I software gestionali disponibili oggi sul mercato rendono il monitoraggio dei margini un’attività accessibile a tutti. E se prima servivano complesse elaborazioni mensili, oggi bastano pochi click per avere una fotografia precisa della redditività aziendale.
In questa guida analizzeremo insieme i margini di profitto medi in Italia in alcuni principali settori. Capiremo anche come calcolare i valori correttamente e forniremo delle strategie concrete per migliorarli.
Che tu gestisca un negozio, un ristorante o un’attività professionale, troverai dati aggiornati e consigli pratici per valutare e ottimizzare la tua redditività.
TABLE OF CONTENTS
- Che cos’è il margine di profitto e come si calcola
- Perché i margini di profitto variano da settore a settore
- Margine di profitto medio nei principali settori italiani
- Cosa significano queste medie per microimprese e PMI
- Come confrontare le performance con gli standard di settore
- Come myPOS supporta il monitoraggio dei margini aziendali
- Consigli per aumentare la redditività nei settori a basso margine
- Conclusione: Il futuro del margine di profitto medio
Che cos’è il margine di profitto e come si calcola
Un’analisi del margine di profitto è il punto di partenza per comprendere la redditività aziendale. Il margine di profitto indica la quantità dei ricavi di un’azienda che si trasforma effettivamente in guadagno. Il suo valore è espresso in percentuale sui ricavi ed è utile per confrontare la redditività di imprese di settori o dimensioni diverse.
Esistono tre diversi tipi di margine di profitto: lordo, operativo e netto. Analizziamo sotto il termine su tutti tre livelli.
1. Margine di profitto lordo
I costi diretti sono quelli legati in modo immediato al prodotto o servizio venduto (ad esempio materie prime o manodopera diretta). Questo margine misura l’efficienza nella gestione di questi costi.
La formula per calcolare il margine di profitto lordo è: (Ricavi − Costi diretti) / Ricavi × 100
2. Margine operativo
Questo indicatore include tutti i costi operativi dell’azienda (ad esempio stipendi, affitti, utenze, marketing).
Il margine operativo può essere calcolato come:
- EBIT (Earnings Before Interest and Taxes), ovvero utile prima di interessi e imposte.
- MOL/EBITDA (Margine Operativo Lordo / Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization), che esclude anche ammortamenti e svalutazioni.
La formula per calcolare il margine operativo è: (Ricavi − Costi operativi) / Ricavi × 100
Questa misura mostra la capacità dell’azienda di generare profitto dalla sua attività principale, senza considerare costi finanziari e tasse.
3. Margine di profitto netto
Conosciuto come il margine “finale”, il margine di profitto netto tiene conto di tutti i costi: operativi, finanziari (interessi) e fiscali (imposte). Il suo valore indica la percentuale dei ricavi che rimane effettivamente come profitto.
La formula per calcolare il margine di profitto netto è: Utile netto / Ricavi × 100
Ricorda che tutti i calcoli vanno fatti sempre al netto dell’IVA per ottenere confronti corretti tra periodi e tra aziende.
Perché i margini di profitto variano da settore a settore
I margini di profitto non sono uguali per tutte le attività. Alcuni settori riescono a mantenere una redditività elevata, altri lavorano con guadagni molto più ridotti.
La differenza tra i valori medi tra le industrie diverse dipende principalmente da tre fattori:
- la struttura dei costi;
- l’andamento della domanda (e la sua stagionalità);
- il regime fiscale applicato.
Vediamo in breve ciascuno dei tre.
Struttura dei costi
La composizione dei costi influisce direttamente sulla marginalità.
Nei settori a costi variabili elevati (es. alimentare e ristorazione) il prezzo delle materie prime comprime i margini.
Nei settori a costi fissi prevalenti (es. software e servizi digitali) la scalabilità permette di aumentare i ricavi senza incrementare proporzionalmente i costi, con margini potenzialmente alti.
Nella grande distribuzione i margini unitari sono minimi, ma vengono compensati da volumi di vendita molto elevati e politiche di prezzo aggressive.
Comprendere la struttura dei costi è fondamentale per definire strategie di prezzo sostenibili. Un’analisi accurata consente di individuare margini di miglioramento, ottimizzare le spese e massimizzare la redditività complessiva.
Domanda e stagionalità
L’andamento delle vendite durante l’anno può ampliare o ridurre i margini.
I settori stagionali (es. hospitality e moda) subiscono fluttuazioni importanti e richiedono una gestione attenta dei periodi di picco.
I settori stabili (es. farmaceutico e alimentare di base) beneficiano di una domanda costante, che rende più semplice pianificare costi e ricavi.
Analizzare la domanda e la stagionalità permette di pianificare strategie di vendita mirate. Adattare produzione, scorte e promozioni ai cicli di mercato aiuta a stabilizzare i margini e ridurre i rischi.
Regime fiscale
Il tipo di tassazione incide in modo diretto sul margine netto.
Con il regime forfettario si applica un’imposta sostitutiva del 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni, se in possesso dei requisiti).
Con il regime ordinario si applica la tassazione progressiva IRPEF o IRES.
A parità di fatturato, la scelta del regime fiscale può generare differenze significative nei guadagni effettivi.
Valutare attentamente il regime fiscale più adatto è essenziale per massimizzare i profitti. Un’analisi preventiva con un commercialista può evitare sorprese e ottimizzare la gestione del margine netto.
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Margine di profitto medio nei principali settori italiani
Conoscere il margine di profitto medio di un settore è utile per capire se la propria attività è in linea con il mercato e per individuare aree di miglioramento.
Ecco come si presentano, in media, i principali comparti dell’economia italiana, suddivisi in sottocategorie, e quali fattori incidono maggiormente sulla redditività.
Retail (abbigliamento, alimentari, elettronica)
Nella grande distribuzione alimentare, l’EBIT medio si aggira intorno al 2,9% e il MOL al 5,7% (dati Mediobanca). La forte concorrenza sui prezzi spinge a puntare su efficienza operativa e rapida rotazione delle scorte.
Nel settore della moda, i margini possono essere più alti per i brand di abbigliamento con forte posizionamento, ma sono sensibili alla stagionalità e alla gestione delle rimanenze.
Il settore dell’elettronica opera con margini più ridotti, spesso sotto il 5% netto, compensati da volumi e servizi aggiuntivi.
Hospitality (bar, ristoranti, hotel)
Il margine netto medio oscilla tra il 5 e il 10% nel settore di hospitaly. Nei bar e ristoranti la redditività dipende soprattutto dal food cost (idealmente non oltre il 30-35%), dal costo del personale e dall’affitto.
Gli hotel possono avere margini più alti in alta stagione, ma soffrono nei periodi di bassa occupazione.
I terminali POS per gli hotel possono essere uno strumento ideale per monitorare con maggiore efficacia gli incassi ed aiutarti nel calcolo del tuo margine operativo.
Servizi professionali (commercialisti, avvocati, agenzie)
I margini variano dal 15% a oltre il 40% a seconda della struttura. Studi con team ridotti hanno costi contenuti e margini potenzialmente elevati, mentre organizzazioni più complesse sostengono spese maggiori compensate da volumi di lavoro più alti.
Le agenzie possono migliorare la marginalità attraverso l’offerta di servizi ad alto valore percepito.
Manifatturiero (industria alimentare, meccanica)
Come registrato dall’ISTAT, nel 2023 il settore manifatturiero ha registrato un incremento del valore aggiunto del 5,4%, con performance positive in settori come bevande (+25,4%) e autoveicoli (+21,8%).
L’industria alimentare presenta margini sopra la media ma è sensibile ai prezzi delle materie prime. La meccanica può sostenere margini operativi solidi se ben posizionata sui mercati esteri, mentre la moda varia dal lusso ad alto margine al fast fashion più compresso.
Costruzioni (edilizia residenziale e commerciale)
Il MOL è in crescita, +5% in investimenti nelle costruzioni. Tuttavia, tempi di incasso lunghi e volatilità dei materiali frenano la redditività. I progetti residenziali tendono a essere più rapidi, mentre quelli commerciali richiedono pianificazioni più complesse.
Sanità e assistenza (farmacie, studi medici privati)
Le farmacie mantengono un margine lordo superiore al 30%, con migliori risultati grazie a un mix di prodotti e servizi.
Gli studi medici privati hanno margini variabili in base alla specializzazione, con strutture monospecialistiche generalmente più redditizie rispetto ai poliambulatori.
Tecnologia (software, E-commerce, servizi digitali)
Il software puro può generare margini operativi dal 20 al 30% o più grazie alla scalabilità.
L’e-commerce di prodotti fisici, invece, deve fare i conti con costi di logistica che comprimono i margini al 5-10%. I servizi digitali hanno margini variabili, spesso elevati con modelli a canone o licenza.
Altri comparti
L’artigianato oscilla tra il 10 e il 25% a seconda della specializzazione e del posizionamento.
Il wellness si attesta tra il 15 e il 30%, con valori più alti nei servizi premium, mentre le energie rinnovabili registrano margini del 15-25% sostenuti dagli incentivi governativi.
Cosa significano queste medie per microimprese e PMI
Conoscere il margine di profitto medio del proprio settore è utile, ma diventa davvero strategico solo se si traduce in azioni concrete.
Per le piccole e medie imprese italiane (PMI), questo significa adattare le decisioni operative alle caratteristiche del mercato in cui operano.
Per le attività in settori a margini ridotti come GDO e alimentare la priorità è ottimizzare la rotazione delle scorte e mantenere il food cost entro parametri sostenibili (30-35% è considerato ottimale).
Aumentare i prezzi in modo eccessivamente rischia di ridurre la competitività: l’efficienza operativa resta il fattore decisivo.
Nel mondo dei servizi e del digitale, l’attenzione deve puntare su prodotti e servizi scalabili, capaci di generare ricavi aggiuntivi senza aumentare in proporzione i costi.
Incrementare il valore medio delle transazioni e offrire soluzioni ad alto valore percepito permette di sostenere un premium price e, di conseguenza, migliorare i margini.
In ogni settore, il monitoraggio regolare dei dati finanziari è essenziale. Analizzare settimanalmente margini lordo, operativo e netto consente di individuare subito eventuali scostamenti e intervenire con azioni correttive prima che si trasformino in problemi strutturali.
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Scopri di piùCome confrontare le performance con gli standard di settore
Un confronto con i valori di benchmark del settore, basato su dati reali, permette di individuare punti di miglioramento della performance finanziaria dell’azienda. Per confrontare efficacemente la propria azienda con gli standard di settore, è fondamentale seguire una metodologia strutturata che garantisca precisione e comparabilità dei dati.
Il primo passo consiste nell’identificare correttamente il proprio codice ATECO.
Dal 1° aprile 2025 diventa operativa la nuova classificazione ATECO 2025, che sostituisce la versione ATECO 2007 (aggiornata nel 2022). Questa classificazione rappresenta lo standard nazionale per l’identificazione delle attività economiche e costituisce la base per confronti statistici affidabili.
Una volta identificato il codice ATECO corretto, è necessario recuperare i benchmark di riferimento attraverso fonti autorevoli.
Le principali risorse includono i database ISTAT, gli studi di Unioncamere, le analisi delle associazioni di categoria e le ricerche pubblicate da istituti bancari specializzati nel credito alle imprese. Questi documenti forniscono indicatori di performance aggregati per settore, permettendo confronti significativi.
Il terzo passaggio richiede il confronto dei propri indicatori di marginalità con i valori di riferimento settoriali. È importante analizzare i dati su un periodo temporale significativo, preferibilmente gli ultimi 12 mesi, per eliminare l’effetto di fluttuazioni temporanee o stagionali.
La normalizzazione dei dati rappresenta un elemento critico per garantire la comparabilità. Tutti i valori devono essere calcolati al netto dell’IVA e le componenti straordinarie devono essere escluse dal conto economico gestionale. Questa standardizzazione permette di confrontare realtà diverse eliminando distorsioni contabili o fiscali.
Per facilitare i calcoli, è possibile utilizzare un calcolatore di margine di profitto ed altri strumenti digitali, disponibili online.
Come myPOS supporta il monitoraggio dei margini aziendali
Integrare pagamenti e analisi finanziaria aiuta a capire subito dove si guadagna e dove si perde.
myPOS riunisce in un’unica piattaforma terminali POS, fatturazione elettronica e reportistica avanzata per dare alle imprese una visione chiara e continua dei propri margini.
I terminali POS non si limitano a registrare incassi: raccolgono dati per operatore, punto vendita o canale di vendita.
L’integrazione con l’e-commerce unifica i dati di negozi fisici e online. Così è possibile confrontare e analizzare le performance in modo coerente per ottimizzare la gestione del flusso di cassa aziendale.
Il sistema di fatturazione produce report in tempo reale che collegano ricavi e costi, segnalano problemi di cassa e permettono di intervenire subito.
Per le piccole e medie imprese significa ridurre errori, velocizzare l’analisi, aumentare il valore medio della transazione e prendere decisioni basate su dati aggiornati, senza dover aspettare la chiusura di bilancio.
Consigli per aumentare la redditività nei settori a basso margine
Le imprese che operano con margini ridotti devono adottare strategie mirate per aumentare la redditività senza perdere competitività. Vediamo alcuni consigli per aumentare il margine di profitto nel medio e lungo periodo per i settori con bassi margini.
Ottimizzare i costi variabili
Ridurre i costi variabili è la prima leva operativa. Questa ottimizzazione di costi operativi si può ottenere senza compromettere la qualità dei prodotti attraverso negoziazioni più efficaci con i fornitori, basate su volumi garantiti e collaborazioni di lungo periodo.
Nel settore food questo significa ottimizzare le porzioni, el retail razionalizzare l’assortimento e, in entrambi, ridurre resi e shrinkage (perdite di inventario).
Aumentare il valore medio delle transazioni
Incrementare il valore medio degli ordini aiuta a migliorare i margini.
Tecniche utili includono bundling di prodotti, promozioni “prendi 3 paghi 2” e upselling al checkout. I programmi di fidelizzazione ben strutturati aumentano non solo il valore medio, ma anche la fiducia dei clienti e ultimamente, la frequenza di acquisto.
Usare il marketing in modo mirato
Strategie di marketing creative possono non solo aumentare le vendite, ma anche ridurre i costi di acquisizione clienti, consentendo di migliorare i margini anche in settori competitivi.
Concentrarsi sui clienti ad alto valore e creare campagne drive-to-store mirate è più efficace che puntare su acquisizioni indiscriminate.
Mantenere un cliente costa meno che acquisirne uno nuovo, e la retention ha un impatto diretto sulla redditività. Infatti, clienti soddisfatti sono più propensi a riacquistare e a raccomandare il brand.
Rivedere il mix prezzi-prodotti
Analizzare l’elasticità della domanda di ogni categoria per capire dove alzare i prezzi senza perdere volumi.
Questa strategia favorisce vendite redditizie nel tempo. Un selettivo aumento dei prezzi mirato su articoli a bassa elasticità può incrementare i margini senza impatti significativi. L’inserimento di prodotti “esca” ad alto margine, vicini ai best seller, può stimolare vendite più profittevoli.
Rendere più efficienti i processi operativi
Eliminare tempi morti, standardizzare procedure e automatizzare riconciliazione e reportistica migliora la produttività e riduce i costi. L’integrazione tra sistemi POS e gestionali evita duplicazioni, diminuisce gli errori e libera tempo per attività a maggior valore.
Conclusione: Il futuro del margine di profitto medio
L’obiettivo finale per ogni azienda è aumentare i profitti mantenendo la competitività. Analizzare in modo strutturato i margini di profitto aiuta non solo a misurare le performance attuali, ma anche a pianificare strategie di redditività e crescita più efficaci.
I margini di profitto medio in Italia riflettono le specificità dei diversi settori e le condizioni di mercato. Nei prossimi anni, gli strumenti digitali offriranno alle imprese sempre più opportunità concrete per ottimizzare i costi e incrementare i margini di profitto. Queste innovazioni sosterranno nel tempo una crescita costante del margine di profitto.
Fin da subito, le imprese possono iniziare a monitorare con costanza i propri dati, confrontandoli con i benchmark di settore e adottando azioni mirate per rafforzare la redditività in un contesto competitivo in continua evoluzione.
Domande frequenti
Come cambia il calcolo del margine netto tra regime forfettario e ordinario?
Nel forfettario l’imponibile non si ottiene dai costi reali: si applica ai ricavi incassati il coefficiente di redditività legato al codice ATECO poi si sottraggono i contributi previdenziali e si applica l’imposta sostitutiva 15% (o 5% per i primi 5 anni con requisiti). Nel regime ordinario, invece, i costi sono deducibili voce per voce e l’utile è tassato con IRPEF a scaglioni o IRES 24% per le società.
Come posso confrontare i miei margini con quelli del mio settore?
Parti dal codice ATECO per identificare il tuo settore e cerca i dati ufficiali (ISTAT, Unioncamere, studi di categoria). Calcola il margine lordo, operativo e netto sui tuoi ultimi 12 mesi di attività (sempre IVA esclusa) e confrontali con i dati di riferimento.
Quali elementi incidono sul monitoraggio dei margini in Italia nel 2025?
Nel 2025, il monitoraggio dei margini in Italia è influenzato da quattro aspetti: la riclassificazione dei codici (dal 1° aprile, valida anche per i coefficienti forfettari, con tabella attuale fino ad allora), l’obbligo di fatturazione elettronica e corrispettivi telematici esteso ai forfettari dal 2024 per garantire dati più precisi, il POS obbligatorio con sanzioni di 30 € + 4% dell’importo in caso di rifiuto, e la fiscalità, con nuovi scaglioni IRPEF per il regime ordinario e IRES al 24% per le società.
Quali strumenti aiutano a monitorare i margini in tempo reale?
Con myPOS puoi usare i report “Totale pagamenti” e “Riconciliazione” per tracciare incassi (pagamenti, rimborsi, annulli) e confrontarli con le vendite. La funzione Reconciliation reports è disponibile anche dai terminali. L’accredito immediato sui pagamenti migliora la gestione di cassa mentre controlli indicatori come scontrino medio e volumi.




